Roberta De Monticelli sulla morale: siate come Socrate

Uno stralcio della risposta della Prof.essa De Monticelli ad un articolo, "La centralità della questione morale", di Vito Mancuso, pubblicato su Repubblical’11 dicembre 2011, riguardo il suo libro, "La questione morale", qui la versione integrale.

 "Quale è la fonte delle norme di una nostra convivenza giusta, come possiamo rispondere a chi ci chiede “perché?” quando gli indichiamo un dovere, una regola, una legge? Ecco: nell’insegnarci a chiedere “perché?” a noi stessi e agli altri, in ogni punto e in ogni momento del nostro dire, ma anche del nostro fare, è il cuore sempre pulsante della ragione e della filosofia. Socrate insegna a Eutifrone che non la tradizione, la religione o il mito sono risorsa normativa, ma risorsa di norme è che vediamo il male. Questa è una grande parte dell’equivoco, caro Vito: non hanno rimproverato anche a te una sorta di intellettualismo, di ignoranza del male di cui siamo capaci, contro il quale appunto nascono etica, diritto, politica? Come se Socrate, come se la filosofia o la ragione ignorassero il dato, il dato stesso che le risveglia: il male, appunto, di cui siamo capaci. Torti, ineguaglianze, illibertà, ingiustizie e altre cose che gridano vendetta. Perché li ha visti, e non perché li ignora, la nostra ragione è in grado di spiegare a ciascuno il perché di una norma che questi torti impedisce, o limita. Anche – e sarà la scoperta troppe volte tradita della modernità – quando si tratti di spiegare a ciascuno che non c’è peggior idolatria che parlare e legiferare nel nome di Dio o dell’assoluto, dato che a farlo sono uomini e istituzioni umane, e che proprio nel riconoscere che Dio e l’assoluto non si possono possedere sta il massimo onore reso a Dio. Io ho cercato di fare un altro passo. Oggi la nostra ragione deve poter dire a ciascuno, qualunque sia l’Iddio in cui crede, e anche se non c’è alcun dio in cima alla sua scala di priorità, che non è vero che obbedienze a scale di valori differenti debbano portare necessariamente alla guerra, e dunque non è vero che la politica debba essere infine una qualche forma di prosecuzione della guerra con altri mezzi. Non è vero, perché non c’è iddio degno del nome che possa opporsi a questo dovere “assoluto”, capace di attraversare tutte le sfere dell’agire umano: che ciascuno riconosca ad ogni essere umano la stessa dignità e gli stessi diritti che esige siano riconosciuti a se stesso. È strano come non si veda quanto contenuto discende da questo dovere: che è anzitutto la tutela di un “vuoto”, di uno spazio che ciascuna persona potrà riempire della sua libertà e del suo ethos. La novità di quella che Bobbio chiamava “l’età dei diritti” è quella di vedere nell’ordinamento giuridico delle moderne democrazie non soltanto un mezzo di tutela degli interessi costituiti e nemmeno soltanto un mezzo di tutela di ciò che alle persone è già dovuto (e da noi, invece, a cominciare dall’habeas corpus o dal diritto di rifiutare le cure mediche, sempre rimesso in questione). Ma di vedervi un mezzo di discussione e scoperta del giusto, dove il fronte è mobile: perché proprio la moltiplicazione degli orientamenti valoriali e la competizione fanno emergere sempre nuovi aspetti del dovuto, prima trascurati. Nuovi soggetti rivendicano l’accesso alla pari dignità, nuove minacce a limitate risorse suscitano nuovi doveri di protezione, nuovi poteri aumentano la nostra libertà e ci chiedono di regolarla.
Lungo la via di Socrate è cresciuto, nell’anima d’Europa, quasi tutto ciò per cui vale la pena di vivere: la libera ricerca nelle scienze e nelle arti. Ma per molto tempo ancora l’etica, il diritto e la politica sono rimasti fuor da questa via. Non sarebbe ora di riprenderla, tutti insieme?" 

Il libro è senza dubbio molto bello ed altrettanto sono le sue parole in questo articolo ma, sì c'è un ma, è ancora lungo il cammino verso la spiegazione e l'elevazione della morale. Chissà se questo cammino verrà mai percorso... Certo è che questo libro è un buon punto di partenza.


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