giovedì 11 dicembre 2014

Il vortice dell'oggi e del domani

Tutto quello che abbiamo, tutto quello che ho, sono l'oggi e il domani. 

Quando però ti prende la paura, quella paura fottuta, quella che ti immobilizza gli occhi nel vuoto e ti fa tremare le gambe... Ecco, quando ti prende quella paura, ti sembra di non avere più niente, di aver perso tutto, ogni controllo su di te, sulla tua vita, sul tuo oggi e sul tuo domani. Ti senti inerme, trasportato dalla vita che vivrai come se avessi la certezza che sarà lei a vivere te. 

Che vita vissuta avrò? Cosa dovrò affrontare? Cosa riuscirò a salvare nelle tempeste che verranno? Cosa perderò? Di cosa mi pentirò? E, in ultimo, il peggio: mi renderò mai conto di cosa e come ho perso? Avrò mai la consapevolezza che mi porterà al rimorso? O sarò un mostro... Uno di quelli rinchiusi nella propria testa, tanto convinti dei propri errori e tanto codardi da non poter uscire dalla testa a vedere le cose con altri occhi, altri pensieri, altre convinzioni...? 

Cosa posso fare, oggi, per il domani... Cosa posso dire oggi, per domani... Cosa posso pensare oggi, per domani...

Sarò sempre in grado di vivere oggi e pensare a domani, come se vivessero l'uno per l'altro? Sarò in grado di farli Amare, fin nel profondo, a farli comprendere vicendevolmente, a non farsi dare colpe l'uno con l'altro, a prendere una giornata dell'oggi e farla diventare una giornata del domani... E, ancora, sarò in grado di uscire dalla mia testa e far uscire dalla sua testa chi ci si è barricato, forse con in braccio un fucile, puntato verso di me, verso il mio oggi... E verso il mio domani...? 

A chi posso chiedere la forza...? A Dio, forse. O a me. O a chi mi sta intorno e magari non capisce. Già, magari non capisce e forse è meglio... Perchè questo è un vortice che inghiotte chi si avvicina, chi prende consapevolezza della sua esistenza ci si perde... per uscire fuori serve un braccio amico che resti con i piedi saldi a terra e, con ingenuità, ti dica: "non è niente, si vedrà."

                     

venerdì 5 dicembre 2014

#Racconto 12 - La cartomante

Sola se ne stava, nell'angolo la cartomante. Guardava la folla passarle davanti mentre si rifletteva nel suo occhio di vetro. Nella bocca pochi denti, sul volto troppe rughe, le mani accartocciate e al collo un talismano. La grande pietra blu sembrava accendersi sotto le luci della casa degli orrori mentre,in sottofondo, scorrevano veloci e lontane le grida degli avventori e la nenia di quello che sembrava un gigantesco carillon.  

Camminavo nell'incanto delle luci, dei colori e dei profumi del luna park ma, ad un tratto, una forza mi trattenne. La mia mano era finita in una morsa gelata, spalancai gli occhi e mi girai di scatto. Era la cartomante che mi teneva mentre cercava il mio sguardo. "Il tuo destino ti attende!" Sussurrò con un filo di voce mentre con l'altra mano mi mostrava le sue carte. La sua figura mi inquietò e, così, scappai.

Sola se ne stava, nell'angolo, la cartomante, a predire il futuro agli avventori che, con volti sorridenti, si approcciavano a conoscere i disegni del destino, vivi sulle carte.

Restai a guardarla da lontano, la cartomante, mentre esaminava le sue carte che si facevano futuro e mi sembrò che il suo occhio mi guardasse e un brivido di freddo mi percorse. La donna si alzò contenta lasciando sul tavolo una buona mancia che, famelica, la cartomante, mise nella tasca acconto al cuore.

Sola se ne stava, nell'angolo, la cartomante mentre le ombre scomparivano e la musica lasciava il posto al silenzio della notte. Guardò la luna, la vecchia, e sembrava sorriderle benigna.

Ancora la scrutavo, dal mio posto sicuro, la vecchia cartomante.... Fin quando qualcosa di assurdo accadde. Si alzò in piedi finalmente e, mentre raccoglieva le sue carte, la luna lasciò il posto al primo raggio di sole che, toccando il suo talismano blu come il fondo del mare, la portò via.

Scomparve come la notte, la cartomante, ma dalla sua figura, nella trasparenza, volò qualcosa che si posò ai piedi del suo adornato tavolino. Aspettai gli altri raggi del sole per avvicinarmi e soprire cosa fosse.

Una carta blu, come la sua pietra. 

Mentre mi domandavo cosa volesse significare nel suo linguaggio quel messaggio, un alito di vento portò una voce roca: "Fortuna...". Con lo sguardo agghiacciato mi girai ma ciò che trovai fu solo un'altra folata di vento. 

Sola se ne stava, nel vento, la cartomante.