martedì 22 luglio 2014

Da 1 a 10

Ci lamentiamo spesso dei metodi di valutazione del mondo che ci circonda, della società in genere e di sistemi specifici. 
Ad esempio ci lamentiamo dei metodi di valutazione degli esami universitari dove, davvero troppo spesso, la valutazione dell'esame non corrisponde alla nostra preparazione e nemmeno alla nostra singola performance. Come potrebbe, del resto? Qualche domanda non può certo indagare su pagine e pagine di libri o su ore ed ore di ripetizione. Va così. 

Ma non c'è un metodo migliore? Perchè ci troviamo sempre a che fare con metodi di valutazione frettolosi, poco veritieri e poco specifici? Perchè si preferisce giudicare per l'abbigliamento, per l'orientamento sessuale, la squadra di calcio, la fluidità di presentazione di un argomento... e non si cerca di andare alla sostanza?

Ognuno di noi nella propria esistenza avrà inevitabilmente a che fare con milioni di persone, di queste giudicheremo varie cose: la professionalità, la simpatia, l'affabilità, rapporti sociali, capacità di presentazione, lo stile di guida... Per ogni singola persona che incroceremo nella nostra vita daremo, consciamente o inconsciamente, un giudizio. Ciò verrà fatto nella più profonda arbitrarietà, anche facendo riferimento a criteri del tutto non oggettivi come ad esempio lo stato d'animo del momento. Ci capita altrettanto spesso di desiderare che su di noi la gente possa non esprimere alcun parere, ci auguriamo una "sospensione del giudizio" lasciando finalmente a noi o, tutt'al più, a coloro che autorizziamo o che ci conoscono più da vicino, la libertà di valutare noi e le situazioni che ci riguardano.

Nella nostra società economica e d'affari coloro che entrano in contatto con noi sono sottoposti essi stessi ad una graduatoria e a dei giudizi cosiddetti "burocratici". Criteri formali capaci di stabilire una valutazione, più o meno efficacie, che si propongono di essere universali. 

A scuola si valuta il compito di matematica rispetto a due criteri: il risultato e il procedimento. Capita che il risultato sia sbagliato per un banale errore di calcolo nonostante un procedimento integerrimo. Capita, altresì, che con un procedimento diverso, un po' più estroso magari, si pervenga allo stesso risultato. Come decidere che valutazione dare? Chi si è comportato meglio nella prova? Se vi intervistassi scoprirei certamente che le risposte che possiamo dare saranno molteplici e, se facessimo un dibattito, nessuna sarà considerata all'unanimità corretta e veramente giusta. Ora, se questo accade con un compito di matematica, la materia più razionale sulla faccia della terra, c'è poco da fare, figurarsi cosa potrebbe accadere per un tema di italiano ad oggetto, poniamo, etico! 

Ma approfondiamo le risposte che un pubblico di intervistati può dare sul nostro compito di matematica, la materia più razionale al mondo. Le risposte verranno certamente date in confronto alla nostra esperienza a scuola, o come insegnante, in confronto alla nostra considerazione della materia, alla nostra conoscenza di questa e a un altro milione e mezzo circa di variabili.
Ciò che il professore deve fare è valutare oggettivamente, anche se ciò che ne scaturirà sarà quasi certamente un piccola ingiustizia, come ad esempio sentenziare con la stessa valutazione per i due studenti, l'uno, l'estroso, per aver toppato un criterio e l'altro, il razionale distratto, per averne toppato un'altro. Del resto il professore nè ha il tempo nè ha le possibilità di giudicare al meglio ciò che gli si para davanti, gli studenti sono diversi e sono bravi a loro modo ma la scala è una e su quella bisogna viaggiare. Altrettanto il professore universitario e il datore di lavoro. 
Data questa impossibilità si finisce spesso per cadere in giudizi volontariamente, e a volte persino forzatamente, più parziali della logica perchè "tanto meglio di una parziale oggettività non si potrà avere" e persino valutazioni che nulla hanno a che fare con la graduatoria che stiamo cercando di ottenere. 

Ciò che ne viene fuori è la spasmodica ricerca di titoli ottenuti con valutazioni socialmente accettate e ugualmente riconosciute benchè non corrispondenti a ciò che effettivamente si tenta di valutare... Cercando, tra l'altro, di appianare persone diverse, con storie diverse, capacità diverse, velocità diverse tutte sullo stesso righello. Avremo perciò scaltri laureati con votazioni eccellenti più scarsi di non laureati sinceri appassionati studiosi della stessa materia, laureandi con medie improbabili, studenti, che sono persone diverse, con programmi approssimativi nella testa che non potranno mai effettivamente e utilmente confrontarsi con i propri compagni perchè valutati sulla stessa scala ma con criteri effettivamente diversi. Che bella confusione, vero? Il legislatore cerca di mettere pace con vari metodi a questo problema che pare senza soluzione. 

Si può sospendere il giudizio? Ovviamente no perchè il pubblico con il quale questi esaminandi avranno a che fare ha diritto a poterli giudicare velocemente con criteri oggettivi. Per cercare un professionista non si possono fare ore di consulti. Se si ha davanti un ragioniere si presume che saprà fare il suo mestiere in confronto alle valutazioni socialmente accertate che questi ci presenta.  
Insomma discorsi per niente facili e per niente di primo pelo.

Cosa ne pensate a riguardo? C'è un modo per giudicare davvero con gli stessi criteri per poter stare seriamente sulla stessa scala? Come valutereste il compito di matematica dei nostri due studenti? Siete capaci di sospendere il giudizio? Quando secondo voi andrebbe fatto?

E nei rapporti emotivi oltre che sociali? Come scegliere il metodo di valutazione più oggettivo, meno dannoso e più vicino a ciò di cui abbiamo bisogno? Di questo ne parlerò nel prossimo da 1 a 10.


Dipinto di Enzo Archetti, "E la gente va"





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