martedì 16 luglio 2013

L'ambrosia degli Uomini

Da bambini eravamo affascinati dagli ambienti magici di principi, streghe, gnomi e boschi incantati. In quei luoghi trovavamo una realtá lontana e dei codici nuovi, nuove tradizioni, nuove regole, nuove prove di coraggio, nuove proibizioni e punizioni. 
In quei luoghi una piuma era simbolo di leggerezza e veniva utilizzata dalle fate o era simbolo di poesia e la usavano i letterati. In quei luoghi i fusi diventavano simbolo di maledizione, un fagiolo diventava simbolo di magia e di mondi nuovi, i rospi di principi e i cigni di principesse. Storie... Come quelle dei piú lontani uomini, ingenui come bambini, per i quali la mela era perdizione, il leone forza, la volpe astuzia, la lira arte, le pelli di animali coraggio. 
I simboli hanno sempre costellato la storia degli uomini. Ne siamo tutt'oggi circondati anche se non sono piú legati, per la maggior parte, a mondi fantastici quanto ad utilitá commerciale, alcuni, o a simboleggiare una tradizione scomparsa, oramai inconcepibile, altri. 
I simboli non sono altro, se ci pensiamo, che sentimenti, desideri ed emozioni che si fanno oggetto, sono un codice per pochi accomunati dalla conoscenza del Significato, del quale si é sempre alla ricerca. Allora il simbolo diventa il codice di due amanti, di un gruppo di amici, di una famiglia, di una casata, un paese, una cittá fino ad arrivare alla nazione o al continente. 
Alcuni eruditi sostennero e sostengono che certi simboli accomunano tutti gli uomini, come archetipi che viaggiano nelle loro menti attraverso la storia. 
Gli uomini di simboli hanno bisogno perché hanno bisogno di mistero esattamente quanto ne hanno di sentire sotto le loro mani e vedere chiaramente nelle loro immaginazioni la raffigurazione precisa dell'amore, dell'onore, della fede, della giustizia, del male e del bene. L'uomo deve avere qualcosa di vero da idolatrare, un codice vero e sicuro al quale rifarsi quando le parole non bastano o non sono certe e chiare. I simboli sono, per gli accomunati, per gli eletti, certezza. 
Chi tenta di scardinare i simboli diventati consueti non fa altro, in realtà, che sostituili con altri, come se i simboli fossere un cibo necessario per elevarsi, come l'ambrosia degli déi... Elevarsi ad un facente parte di un tutto, di un mondo autentico, di una bellezza e chiarezza collettiva ai quali ci si sente ammessi ed accettati, nei quali ci si sente adatti e rispettati dalla comunità. 
Il simbolo permea la società e ne diventa così un codice persino utile: anni fa non ci si conosceva per strada, su internet o per amici comuni, le conoscenze erano dettate o dalla famiglia o da Dio e cosí le donne che entravano in chiesa con un velo bianco sul capo erano nubili, quelle che vi entravano con il velo nero sposate o vedove; con le prime, sul lato opposto della chiesa (all'epoca le donne siedevano sul lato sinistro e gli uomini sul destro), ci si poteva scambiare sguardi complici e gesti che diventavano codice viaggiante, inosservato perchè incompreso: così ci si innamorava.  
La gioventù d'oggi griderà allo scandalo sentendo di certe tradizioni, abitudini, simboli... i genitori o nonni ne difenderanno invece l'autentico romanticismo... non capendo, in realtà, entrambe le fazioni che i simboli e le tradizioni non sono scomparsi quanto cambiati, si sono evoluti, adattati, a città nuove e a gruppi nuovi... L'uomo cambia ed evolve eppure resta sempre lo stesso: il simbolo resta il cibo perferito di chi esercita i sentimenti.

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