mercoledì 24 luglio 2013

L'acrobata

Quando mi metto a letto stanca e con qualche preoccupazione, triste e angosciata, chiudendo gli occhi, mi viene sempre in mente l'immagine di un'acrobata, uno di quelli che si mantengono al trapezio con le gambe, a tre metri d'altezza. È pronto a lanciarsi, a fidarsi di altre braccia... forse non vede l'ora di stringere ed essere stretto ma per quell'attimo è lì ed è lui, solo, come da solo salterà.
Mi sento un po' lui. Visualizzo immediatamente il dolore che la pelle delle gambe, nuda, deve provare, avvinghiata a quell'asta di legno, a reggere tutto il peso; sento la vertigine nelle ossa, sento la testa pesante che dondola insieme alle braccia che penzolano con un leggero formicolio alle dita. Non so perchè ma è sempre la stessa immagine, per me è come se fosse una liberazione.
Mi piacerebbe farlo una volta... Ma non sarebbe certo una liberazione, non la vivrei come tale, è ovvio.
E allora è ancora bene immaginare, visualizzare, concentrarmi sui dettagli delle sensazioni di quel corpo che penzola lì in alto, lontano da tutti che stanno a guardare... conta solo su di sè, sulle sue gambe, libero di poter chiudere gli occhi e sentire il sangue affluire al cervello, sentire il caldo, ma anche l'aria tra i capelli, le dita rilassate verso la terra a dimostrazione che non la toccano più: è in un'altra dimensione, l'acrobata, libero, per un attimo, nell'aria. 

E allora... Buonanotte.



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