venerdì 31 maggio 2013

Ci sono cose che non si possono consolare, per tutto il resto c'è mastercard.

Penso di aver imparato che ad un certo momento bisogna imparare a piangere da soli. Non a "non piangere" ma a farlo nel buio della propria camera, nel sorriso di un caffè con un'amica, nel silenzio tra le battute di un film al cinema, sotto la doccia: l'amarezza dentro, sorriso sempre e la lacrima ogni tanto.
Penso di averlo imparato perchè consolare è lungo, dispendioso e difficile e spesso una telefonata consolatoria si chiude con te che sei ancora a pezzi e l'altra persona che ti dice di star su, adducendo magari ad uno di quei motivi che sai essere veri ma che non senti veri. è inutile affidare ad altri la propria consolazione se non si avrà il tempo o il modo di farla nascere (la consolazione) che, tra l'altro, spesso è podalica, spesso necessita di un cesareo, spesso provocherà un travaglio di ore, di pianti, urla, parolacce e sospiri.
Consolare è un'arte: il pennello dell'amore, il colore della pazienza, il paesaggio del coraggio, la luce della forza, la tela del sorriso, il tempo della notte.
A volte l'artista in questione è occupato e, badiamo bene, non è colpa sua. E allora è meglio piangere da soli a volte. Bisogna assolutamente imparare, è questione di sopravvivenza. Inutile cercare ovunque una mano... con l'altra prendi la tua e stringi forte, accarezza le dita. Sfiora il viso, asciuga le lacrime. Avresti dovuto farlo ugualmente da sola dopo quella telefonata!
La stanza buia è avvolgente, il caffè è piacevole, il film è ben fatto, la doccia è calda. Indossa l'abito giusto e tieni l'amarezza chiusa in borsa: ognuno ha le sue amarezze e non è il caso di farne un'affare di Stato perhè non tutti i "come stai" sono per chiedere il tuo stato d'animo... A volte siamo un po' inglesi: "Ehi, hi! How are you?".
Devi imparare a ridere lo stesso, a vivere lo stesso, a piangere lo stesso, anche se da sola, perchè spesso solo tu puoi entrarti dentro.

E poi "sorriso chiama sorriso".

2 commenti:

  1. quante volte ho pianto da sola, come tutti. ma non ho mai smesso perchè mi sono consolata da sola. Io da sola proprio non riesco a consolarmi. Se fosse per me, la soluzione più facile sarebbe rimanere a letto ad aspettare che il tempo passi. Se mi alzo è perchè nella mia mente penso a chi mi sa capire e mi sa consolare molto meglio di come potrei fare io. Penso a quello che mi direbbero le persone che amo, al motivo per cui devo andare avanti. Quelli che ho vicino e le cose che faccio sono la mia consolazione, che siano persona vicine o lontane, mete vicine o lontane...sarei niente senza la realtà che ho intorno,io da sola non esisto.

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  2. "Il caffè è piacevole". A te non piace il caffè... Non consolarti con mezzi che non ti faranno star meglio.
    Nella borsa non devi chiudere niente se non la bottiglietta contenente l'acqua che devi sorseggiare ogni ora...
    Butta fuori tutto. Piangere da soli fa bene, secondo me. Ma consolarsi da soli è solo una finzione: passi il tempo a pensare a come abituarti a quel dolore che senti. Al dolore non ci si deve abituare, lo si deve accettare e lo si deve superare. E se per superarlo bisognerà spiegare sempre le stesse cose, amen... si rifarà la lezioncina.
    Non chiuderti a riccio...
    Ricorda, tu vieni prima di qualsiasi altra cosa. Se stai male, trova un modo per stare (VERAMENTE) meglio e se per riuscirci hai bisogno dell'artista, chiamalo... gli impegni possono sempre aspettare!

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