martedì 9 aprile 2013

Diversi ma uniti


È fantastico pensare a quanto si possa essere diversi, utilizzare mezzi diversi, vedere possibilità diverse ma avere gli stessi obbiettivi. È fantastico essere come il giorno e la notte e pure mescolarsi nell’alba e nel tramonto pur non perdendo se stessi. È fantastico capirsi nelle proprie pazzie e passioni pur non avendo esperienza, sensazione, uguale di quelle.

L’artista è il chiuso, l’introverso, chi non sta bene con gli altri (e a volte finisce, per questo, per non star bene con sè stesso), è il figlio minore, quello prediletto, chi non si sforza per essere capito nè per capire, chi "o è o non è", chi vede nelle arti pratiche la sensazione di sé stesso e l’esaltazione dell’arte, chi non si capisce ma si sente e non agisce (spesso perché non può), chi di una canzone Sente la musica e non il testo, chi dell’esibizione sente la scena e non la tecnica, chi nell’esibirsi non ha paura della tecnica ma nel non poter sentire e dell’esser distratto, chi si sente più a proprio agio quando entra nel corpo di un altro, chi ha bisogno del colpo all’anima e lo cerca tanto da tuffarsi in un mondo di ricerca perdendo di vista il reale (e non credendo più di poterlo trovare), chi non sempre è coraggioso, chi di un comportamento umano vede solo ciò che sente su di sé e non l’oggettività dell’azione stessa. Chi Produce l’arte che poi il razionale dovrà interpretare.

Il razionale è l’aperto al mondo, un estroverso comunicatore mai dedito a frivolezze, chi, anche stando male con sé stesso, è immerso nei rapporti con gli altri, è il figlio unico, chi si sforza per essere capito e per capire, chi "potrebbe essere", chi vede nella pratica delle arti che gli vengono proposte la sensazione del pensiero di sé stesso, dell’artista e del mondo; chi vive la sensazione mediata dal razionale, chi sente lo smuoversi ma non lo prende né lo lascia sfuggire all’esterno senza elucubrazione, è l’interpretatore, chi è tanto preso dall’interpretare che a volte fatica a sentirsi o sentire, chi l’attimo di pace non lo usa per chiudere gli occhi ma per aprirli, chi la canzone la Usa per sentirsi nel testo e non nella musica, chi dell’esibizione Sente la bravura e non l’impatto, chi nell’esibirsi prova paura per la tecnica e non per il sentire, chi non potrebbe mai essere diverso da se stesso, chi non ha bisogno di grandi emozioni per vedere e affrontare la realtà più cruda, chi non sempre è coraggioso, chi in un comportamento umano vede tutte le possibilità con gli occhi di tutti e sente con il suo cuore. Chi interpreta l’arte di chi gliela propone.

Come in uno scontro tra metafisica ed empirismo. Il metafisico resta tale anche quando analizza un fenomeno fisico; l’empirico resta tale anche quando legge e Sente una poesia. L'uomo, tra le tante caratteristiche, non è coraggioso ma può trovare coraggio con il diverso che è nell'uomo stesso. L'uomo può essere tutto e far tutto anche grazie al diverso, pur sempre nuotando nel proprio mare.
Basta corrersi incontro, nel bene come nel male. Corrersi incontro per ridere e per gridare sé stessi. 
Non bisogna mai perdere sé stessi, è la base per un buon tramonto come per una buona alba. 
Non aver paura, capisci cosa ti fa sentire quella fatica all’altezza del petto, non ignorare quella sensazione, affrontala, senza paura, affronta la causa, nemica o amica che sia, amata o odiata. Devi farlo per te. Perché, tra l’atro, così, e solo così, si cresce. Fa crescere più il clown che cade su una buccia di banana, un film romantico, un libro di frivolezze oppure un monologo di satira, un film storico, un libro di vita vissuta? Cosa c’è di più frivolo dell’Amore, del resto? Ma l’Amore è star bene con una persona o vivere bene insieme? Se lascerai sfuggire ogni traccia di te quando serve farti valere vivrai bene o starai bene in quell’attimo di momentaneo scampato pericolo? Quando Federico II a Napoli chiese “volete la costituzione o i maccheroni?” quanto fu saggia, a lungo termine, la risposta del popolo?

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